Guido Rasi, ex Direttore Esecutivo dell’EMA ed attuale Direttore Scientifico Consulcesi, ha portato avanti alcune riflessioni sul vaccino AstraZeneca. Commentando gli ultimi sviluppi sul vaccino, Rasi ha affermato: “Epilogo prevedibile per un buon vaccino gestito male e comunicato peggio”. Infatti, ad una prima presentazione, “Vaxzevria”, il nome alternativo del siero firmato AstraZeneca, è stato il primo di cui si è parlato in termini entusiastici e che ha acceso una prima luce per mettere fine alla pandemia da COVID – 19.  Questi primi momenti di ottimismo sono stati dettati dal fatto che AstraZeneca è stato presentato come un vaccino “classico”, poiché costituito su un meccanismo “con tecnologia basata sul vettore virale”. Oggetto di scetticismo, proprio perché basato sulla tecnologia ad mRNA, mai usata per sviluppare vaccini, AstraZeneca ha sollevato dubbi anche per gli eventuali effetti a lungo termine, causati dall’inoculazione del materiale genetico che contiene. Insieme allo scetticismo iniziale, Vaxzevria è stato anche il primo siero ad essere bloccato nel corso delle fasi sperimentali e oggetto di aspre critiche, anche a causa delle inefficaci comunicazioni diffuse dall’Amministratore Delegato dell’azienda farmaceutica stessa. Pertanto, l’altro vaccino ad mRNA, approvato in contemporanea ad AstraZeneca, è stato il Pzifer-BionTech. 

Quest’ultimo si è aggiudicato la corsa, conseguendo l’approvazione sia negli Stati Uniti, da parte dell’FDA, che in EU dall’EMA, oltre che nel Regno Unito, sede di produzione di AstraZeneca. Infatti, seppur Rasi non metta in dubbio l’adeguatezza delle sperimentazione di questo siero, gli studi sono apparsi frammentati e poco lineari. A tal proposito, Rasi ha affermato: “La casa farmaceutica ha cercato di descrivere un errore di dosaggio come una scelta sperimentale deliberata, ottenendo un emendamento del protocollo sperimentale con la compiacenza dell’agenzia del Regno Unito e dovendo poi comunque escludere quei dati dal dossier autorizzativo”. Rasi fa riferimento agli entusiasmi legati alla cosiddetta “mezza dose”. Il caos generato da una comunicazione disorganica da parte delle istituzioni sanitarie dei diversi paesi europei è stata agevolata anche dalla difficoltà incontrata nell’interpretare gli studi diffusi, che non concordavano sulle fasce d’età consigliate per l’inoculazione del siero. Pertanto, l’agenzia americana ha respinto tutte le ricerche, richiesto altri studi, ma non ha mai dato l’ok all’uso. Questo ha modificato gli accordi con i paesi, dove AstraZeneca sarebbe dovuto arrivare. Infatti, esso avrebbe dovuto fornire  80 milioni di dosi all’Europa già nel primo trimestre, diventando, così, il cuore della campagna vaccinale dell’intero continente. Dopo i primi avvertimenti da parte dell’FDA, le dosi sono state ridotte alla metà e sono giunte sempre con notevole ritardo. I fattori che hanno causato questi ritardi sono stati molteplici; Rasi fa riferimento soprattutto “ad una sovrastima della loro capacità produttiva ed il sospetto che a fronte di un prezzo dichiarato come <<no profit>> (fino a luglio), in realtà sia poi stata praticata una politica di consegne prioritarie verso mercati più proficui”. Questi differimenti nelle consegne delle dosi, ha fatto sorgere dubbi e quesiti, portando poi l’Europa ad adire legalmente contro AstraZeneca, decisa poi a non rinnovare il contratto per il futuro. Rasi ha affermato che “il beneficio-rischio è stato ripetutamente valutato dall’EMA e rimane complessivamente positivo”. Però, ha continuato Rasi, “alcuni casi di trombosi rare sembrano effettivamente legati all’uso del vaccino e con una prevalenza nel sesso femminile e nelle fasce d’età più giovani. L’EMA a questo punto ha anche stabilito esattamente i termini del beneficio-rischio per ciascuna fascia d’età ed in relazione all’andamento della pandemia, distinguendo tre scenari di circolazione del virus, alta, media e bassa intensità”. Pertanto, AstraZeneca è diventato centrale ed importante per calmierare la fase più critica ed acuta della pandemia, soprattutto tra i componenti delle fasce a rischio della popolazione, che ha pagato maggiormente gli effetti del COVID. Rasi ha concluso affermando che “l’Europa fondamentalmente continua ad avere dubbi sulla certezza delle consegne di AstraZeneca, che pagherebbe inoltre ad un prezzo maggiore del precedente ed ormai sa che potrà farne a meno”, con la possibilità che a trarne vantaggio possano essere “altre parti del mondo che ne hanno disperatamente bisogno e questo sarà un beneficio indiretto per tutti”